Giorno 1

 

Ho imparato a bere il caffè senza zucchero, a dolcificare con la cannella, a mangiare la marmellata, sono stata una bambina che non mangiava marmellata, non è che non mi piacessero i dolci, odiavo la marmellata. Ora mi piace. E’ così che si invecchia? Imparando ad apprezzare la marmellata? La colazione di stamattina mi è sembrata come quella del proverbio; una colazione da re. Ho mangiato pane con farina integrale di farro, uvetta e crema di mandorle e marmellata, senza zucchero. Mi è sembrata una colazione buonissima, luculliana. E’ così che si invecchia? Pensando: ah quante cose belle mi dà la vita, una colazione con pane, burro e marmellata, anche se è una colazione con finto pane, finto burro e pure finta marmellata perché è senza gli stramaledetti zuccheri aggiunti.

Quand’è che si comincia ad accontentarsi e ad essere contenti? E’ così che si invecchia?

Faccio sogno strani, è un po’ di tempo che mi sogno dall’alto, da piccola e di spalle. Stanotte mi sono vista con uno scamiciato (è così che si chiamavano negli anni ’70 i vestiti per bambine) era grigio, calze corte e scarpette, mi sono sognata con delle scarpe anonime, non con le scarpe che,  sicuramente,  avrei voluto. Mi sono sognata come ero, ma dall’alto e mi davo le spalle. Caterina mi ha detto che ero una bambina stralunata e sempre arrabbiata, per forza Caterina, a nessuno interessava che avrei voluto delle scarpe diverse, a nessuno interessava il mio senso estetico e allora me lo inventavo. La maestra mi fece scrivere una paginetta di IO VIVO SULLA LUNA, fu una umiliazione, ma quante cose ho capito ricordando quella umiliazione. Ora la maestra manda messaggi di buongiorno sulla chat di compagni di classe in cui io, a distanza di 40 anni mi dico, meno male che ero sulla luna, sarei morta di noia a 7 anni, se no. Ogni giorno mi riprometto di uscire da quella chat fatta solo di buongiornissimi e invece non lo faccio, perché mi sembrerebbe di essere scortese. E pensare che ho fama di esserlo.

Il mio caffè è allungato con il latte di mandorla o di avena, anche il latte non è vero. Comunque da bambina non mi piaceva, poi invece mi è piaciuto, moltissimo.

La mia colazione preferita l’ho fatta per un anno tutti i giorni: latte intero e caffè e due, dico due, madeleines La Bonne Maman. La colazione perfetta di un anno perfetto. Quale è il momento in cui si passa dall’anno perfetto a quello in cui non puoi mangiare più le madeleineis?

Il momento in cui invecchi, ammettilo, dai.

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De Senectute

Voglio dire che mi dispiace, che sento come un grumo di dispiacere che non so sciogliere e non so dire e non dirò, però parlerò di come è atroce assistere al sopraggiungere di una età che ti rende debole e indifeso se si tratta di vederla negli occhi di chi hai visto giovane e forte, voglio dire che è normale vedere invecchiare i proprio genitori, anzi capita ai più fortunati,  voglio dire che lo so, però nella programmazione umana c’è come un bug, si arriva a misurarsi con la propria condizione, di umani impotenti,  quando si è più fragili e spesso più soli, quando c’è meno pazienza da parte di tutti nel tollerarti. E’ un’esperienza che faremo tutti, lo so, anzi, la faranno i più fortunati, oppure no, i più fortunati sono quelli che vanno via una notte, in silenzio, senza essere troppo giovani e senza essere troppo vecchi. Oppure no, i più fortunati sono quelli che vivono senza sentire le emozioni, oppure no i più fortunati sono quelli che decidono per sé, che possono farlo e lo fanno, fino all’ultimo, ma se sei troppo vecchio oppure troppo debole, non puoi decidere nulla, quando invece avresti superato già tutti gli esami per decidere, quando già sai come fare a vivere e puoi decidere di dire; scusate, si è fatto tardi. Invece devi essere badato, tollerato, supportato e tutte quelle orribili parole disumane. E’ la condizione umana, una soluzione non c’è, non sprecare i momenti buoni, per quanto pochi e strappati alla disperazione, forse è questa l’unica possibilità di scelta.

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Cose da portare fino al prossimo Natale

IMG_2562Siccome è tempo di bilanci e la malinconia scorre, vorrei aggiungermi alla lista dei sabotatori della gioia e parlare di quando, tra cento anni, vedrò scorrere le scene fondamentali del film della mia vita. So già chi saranno gli interpreti principali, so tante di quelle cose che potrei anche cominciare a dirle, poi prometto che cercherò di aggiungerne altre e ancora altre e che il film alla fine sarà lunghissimo e che  io non dimenticherò nulla e  aggiungerò tutto e me lo porterò di là, non lo lascerò in balia di questo Natale.

Ma intanto vorrei fissare lo sguardo di Pierluigi mentre io cambio espressione perché non sto bene e gli rovino la romantica cena a Parigi,   quello sguardo che comprendeva preoccupazione, desolazione, paura e bisogno di proteggermi, la mano che paga il conto del ristorante e ferma un taxi e poi non ricordo più niente, me lo ricordo soprattuto nei momenti in cui vorrei strozzarlo, perché ci sono anche quei giorni.

Lo sguardo preoccupato di Titti che contrasta con le parole rassicuranti durante un’altra cena (ho l’abitudine di rovinare cene) a Bologna dopo una giornata che fa parte di un altro campionario, quello dei giorni più tristi in cui però lei era con me, lo sguardo che comprende e vede e la voce che rassicura,  la sua voce che tenta di minimizzare e mi convince, come fa sempre.

Io a Milano, stesa su un tavolo che non descriverò perché il mio intento è farvi piangere facendo finta di non volerlo, che penso che le cose più orribili a me succedono a luglio ma poi penso che luglio è solo il culmine delle cose orribili e che magari da agosto sarà tutto in salita, magari.

La telefonata dell’editore che mi fa saltare di gioia per mezz’ora, la prima, prima ancora di capire che la mia vita non sarebbe cambiata,o meglio sarebbe cambiata ma non come pensavo io.

La telefonata di Leo in cui mi dice che M. si sposa, continuerà pure a cercarti, ma a maggio si sposa. E mille e cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo e non ti bastano per piangere le lacrime di tutto il mondo.

La telefonata di Jacopo che mi dice che non viene a Natale.

La telefonata di Jacopo che mi dice che viene a Natale.

Le telefonate di Jacopo in generale, perché sono sempre così poche, ah già, c’è what’s up.

Rivedere Mariella dopo tanti anni.

Rivedere Giovanna e proprio a Rimini.

Rivedere Firenze con Donata.

Sapere che Parigi è sempre lì e che nel 2018 la rivedrò perché una scena dal futuro, ci vuole.

Buon Natale.

 

 

 

 

 

 

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Viva la nonna di Greger

Viva la nonna di Greger

Ho appena finito di leggere “Sei quel che mangi” di Michael Greger, traduzione impropria dal demenziale titolo originale How not to die e ho capito (ma c’era bisogno di un altro libro che lo dicesse?) che non si può vivere senza: curcuma, semi di lino e amla ( polvere di uva spina), la curcuma ha proprietà decantate e conosciute così tanto, che ho sempre avuto il sospetto fossero inventate da qualche abilissimo venditore, invece pare proprio protegga da mille malanni, dose consigliata: un quarto di cucchiaino al giorno, i semi di lino sono una fonte, tra le altre cose, di omega 3, dose consigliata: un cucchiaino al giorno, macinati ovviamente, lo stesso dicasi per la l’amla, sono tutti e tre ingredienti della cucina indiana e usati in mille preparazioni della medicina ayurvedica.

Greger è un medico, fondatore del sito www.nutritionalfacts.org, quindi ci tiene a illustrare studi, date e dati, ammette però che alcune cose siano state semplicemente intuite millenni fa, invece sconsiglia le preparazioni ayurvediche perché, lo dice lui, conterrebbero metalli pesanti. Il libro è un po’ troppo “americano” per i miei gusti, nel senso che dà una serie di consigli più adatti a uno stile di vita …americano, però ha il grande pregio di non trattare l’alimentazione come una religione, si limita a suggerire gli alimenti migliori e più compatibili con la salute senza trattare da dementi i carnivori o quelli che non mangiano glutine, a questi ultimi poi riconosce anche la possibilità di non avere tutti i torti, sui carnivori è più diretto; la carne una volta ogni tanto non fa male, esattamente come fumare una sigaretta al giorno non fa male, ma chi fuma una sigaretta al giorno o, se carnivoro, mangia carne una volta ogni tanto e soprattutto come lo stabilisce quell’ogni tanto? La dieta che caldeggia è fatta di cereali integrali, frutta, verdura, una dieta vegana,  il libro è dedicato a sua nonna, a cui a 60 anni i medici davano poche possibilità di vita per un problema cardiaco, ma che grazie a un medico che le insegnò a mangiare (lo dice lui, non io) è morta a 93 anni. Tiè.

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101 desideri (l’infinito e oltre)

101 desideri (l’infinito e oltre)

 

Non so se avete mai sentito parlare della tecnica dei 150 desideri, io mi ci sono imbattuta guardando il Dvd di Igor Sibaldi “Istruzioni sugli angeli”, ho poi scoperto che su youtube ci sono vari video sull’argomento e anche molti contenuti dedicati. I contenuti che ho trovato mi sono sembrati tutti un po’ seriosi, quindi vorrei aggiungere anche il mio contributo,  meno serio. Intanto io avevo incrociato Igor Sibaldi molti anni fa, avevo letto I Maestri Invisibili e mi era sembrato un po’ pirla, lo ammetto. L’ho dimenticato e sono andata avanti. Ovviamente non si legge un libro dal titolo I Maestri Invisibili se non te la stai passando male, diciamo che quello fu uno dei tanti titoli di quella che poi ho definito la mia piccola biblioteca della disperazione. Ma del libro di Igor Sibaldi non ricordo neppure un concetto, è rimasto lì, insieme a quella raccolta di libri che col tempo ho smesso di comprare e di leggere, i libri cosiddetti di auto-aiuto, col tempo mi sono pure vergognata di aver fatto simili letture. Poi è capitata un’altra tempesta, più forte, perché questo l’ho capito, se non sciogli i nodi attiri tempeste di gradi sempre più alti e a quel punto ho ricominciato a comprare libri da aggiungere alla mia piccola biblioteca della disperazione. E finalmente, forse, a rimettere le cose a posto. Di Sibaldi mi ero dimenticata fino a quando un mio amico (intelligente e razionale, per questo l’ho preso in considerazione) non mi ha inviato un video, questo e a quel punto ho cominciato a vedere tutti i contenuti che trovavo in rete, ho comprato anche, per l’appunto, Istruzioni sugli Angeli, ora su Sibaldi non ho sciolto del tutto la mia riserva, ma se devo attenermi alle cose che lui dice, può essere che le cose di cui mi parlava dieci anni fa, attraverso quel libro che abbandonai, non ero ancora pronta a recepirle, oppure lui è un pirla e io mi sto bevendo il cervello (cosa probabilissima), in ogni caso improvvisamente quello che dice mi sembra sensato e soprattutto non mi basta mai. Ho capito che più che uno studioso di teologia e di ebraismo,  è uno studioso di Caballah, non lo dice apertamente ma lo dice, nel senso che ne parla e dice che nessuno studioso di Caballah dice di esserlo, quindi io che sono una personcina semplice, ho dedotto che lo sia anche lui. So che se voglio continuare in questa ricerca ci sono biblioteche infinite da consultare e questo mi rassicura, perché quando mi appassiono (o mi fisso) per un argomento è come quando mi innamoro, non mi interessa altro, ma l’interesse per la conoscenza,  mi ha sempre resa più felice dell’amore. In ogni caso ho cominciato a leggere e a studiare l’angelologia e Sibaldi, credo, sia stato il mezzo, quindi pirla o no io lo ringrazio perché mi sta rendendo felice. Ma torniamo alla tecnica dei 150 desideri, Sibaldi suggerisce di raccogliere in un quaderno 150 desideri alla fine di sceglierne 101, perché il numero 101 (come le Mille e una notte), il numero grande e poi ancora uno, è come se ci approssimasse all’infinito, in ogni caso, alla fine i desideri devono essere 101 e devono essere compilati secondo alcune regole che cito a memoria: essere molto chiari (voglio guarire dalla gastrite, voglio una casa a Parigi…), chiedere solo per sé, evitare cioè di tirare in mezzo storie altrui, perché ciascuno ha la responsabilità di sé, evitare i desideri seriali (voglio una casa a Parigi, voglio una casa a Santorini), evitare i vezzeggiativi, non chiedere soldi, evitare negazioni, non chiedere storie d’amore con una persona in particolare. Forse mi è sfuggito qualcosa, non so, guardate il video se siete interessati,  in ogni caso io sono due giorni che ci penso e non sono ancora arrivata oltre al quindicesimo desiderio. Non l’avrei mai detto. Così la prima cosa che ho capito è che non voglio davvero tutto e quello che non ottengo e non ho ottenuto, probabilmente non ho mai osato chiederlo, ma questo non è un insegnamento difficile da cogliere, mi aspetto altre cose più importanti da questa tecnica, tra l’altro una volta raggiunto il numero 101, via via che i desideri si realizzano, occorre cancellare e aggiungerne altri,  restando sempre al numero 101, naturalmente mettendo in moto noi stessi per realizzare i nostri desideri, sembra una cosa semplice, ma non lo è. Non è semplice ad esempio capire davvero cosa si desidera. Provate.

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10 cose sulla felicità che ho capito tardi

10 cose sulla felicità che ho capito tardi

  1. Essere felici non è un regalo del destino, ma una conquista che costa tempo e fatica
  2. l’unica possibilità che abbiamo per mantenere stabile la felicità è individuare cosa ci piace e allargare il più possibile quell’esperienza. Ti piace nuotare? Nuota. Ti piace camminare sulla spiaggia? Cammina.  Ti piace prendere il tè con  gli amici? Organizza degli incontri per prendere il tè. Puoi fare tutto quello che ti piace. Non puoi? Allora cerca un’alternativa, se rinunci è perché non hai voglia di essere felice, ti rende più felice lamentarti.
  3.  Non conta quanto sei bello e quanto sei intelligente e neppure quanto talento hai, per essere felici basta essere curiosi, avere voglia di godere della bellezza e dell’intelligenza e del talento degli altri, ad esempio.
  4. I soldi non fanno la felicità, ci hanno detto; è una sciocchezza, ci sono persone la cui ricchezza le rende felici, non c’è una felicità più giusta di un’altra, se la godano se hanno la fortuna di saperlo fare.
  5. Non c’è bisogno di essere giovani per essere felici, anzi i ventenni sono abilissimi a rendersi immeritevoli della felicità che potrebbero avere.
  6. Non conta quanto ottieni, ma quanto ti basta, in genere non basta mai, è questo che ci rende infelici.
  7. Quando c’è l’amore c’è tutto. Sbagliato, come diceva Massimo Troisi: “quella è la salute”,  anche la malattia ha la sua lezione di felicità, ma non auguriamo a nessuno di impararla.
  8. I progetti rendono felici, voglio imparare quello, vorrei conoscere questo, il cantiere dei progetti bisogna mantenerlo aperto, non importa se si hanno pochi mezzi, è un progetto anche preparare la zuppa di verdure per la cena (ma le patate fritte sono meglio)
  9. Smettere di interferire con la volontà degli altri, amici, amanti, fidanzati, mogli, mariti e figli. Se possiamo decidere noi per noi stessi, possono farlo anche gli altri.
  10. La felicità a volte si nasconde, fare una lista delle 10 cose che ci rendono felici e ricominciare.
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