Meditazione e frittelle

Meditazione e frittelle

Da circa un anno, medito. Nel senso che la meditazione è diventata parte integrante della mia giornata e del mio programma “vita nova”, lo chiamo così perché ricorda Dante e non sembra quel che è; una strategia di sopravvivenza. Comunque meditare non è una cosa che viene naturale diciamo, per cui chi lo fa, a meno che non sia nato in un ashram, non è la reincarnazione del Dalai Lama, non si trova a vivere  una vita ascetica perché è un santo, lo fa per ragioni diverse ma che hanno a che fare con la sopravvivenza. Per cercare di raggiungere quello stato di benessere che si raggiunge quando il cervello è sintonizzato sulle onde teta, una cosa del genere, potrei spiegarla meglio, se l’avessi capito. In ogni caso, onde teta o no, anche se medito da un anno, lo faccio seriamente e con costanza, posso dire in tutta onestà che il bello deve ancora arrivare, spero, per il momento lo faccio e basta, sto lì, osservo le cose senza giudicarle, oppure mi faccio guidare da un cd e osservo le cose senza giudicarle e respiro. Detta così sembra una cosa noiosa, è una cosa noiosa, chi lo fa lo sa, ma i risultati arrivano, la mente si calma e si incomincia a percepire con più chiarezza e comunque è un esercizio che non si abbandona mai,  se no non vale e non funziona. Comunque io, dopo un anno, devo ammettere in tutta onestà che l’unico effettio della meditazione nella mia vita è stata una espansione della memoria, magari un’espansione inutile, ma una espansione. Ricordo cose che avevo dimenticato, mi accade nei momenti più impensabili, come se si aprisse una porticina del mio cervello e trovassi la strada che mi porta nel bagno dell’asilo, nel tragitto tra il frigo e il letto della casa in cui vivevo 20 anni fa o anche 30 anni fa,  nulla di clamoroso tranne il fatto che ricordo con dovizia di particolari, come se fossi lì, ricordo ogni sensazione, perfino il freddo se avevo freddo, il caldo se avevo caldo, l’odore di quel momento, l’aria fresca nelle narici se nel ricordo sono all’esterno. Naturalmente io mi aspetto molto di più dalla meditazione, ad esempio numeri per vincere la lotteria, esperienze mistiche in cui la Madonna mi svela verità ultime, ma per il momento devo accontentarmi dell’odore del sapone dell’asilo di Torre Canne e pure di quello delle frittelle di carnevale, che faceva la bidella, Nenetta. Ecco, ricordo che Nenetta mi voleva bene, non ricordo che la maestra mi volesse bene, ma lei sì, e che le sue frittelle erano super.

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del Natale non ci importa nulla

del Natale non ci importa nulla

Uno dei pochi sogni che ricordo, l’ho fatto da piccola, ma per piccola intendo proprio piccola, cinque anni al massimo, sognai un albero di Natale scintillante e un pacchetto, il pacchetto  conteneva un anellino con una scintilla, lo ricordo come se l’avessi davvero ricevuto. Non una pietra preziosa scintillante, proprio una scintilla di luce abbagliante al posto della pietra. L’emozione di quel regalo non credo di averla mai più provata, è un po’ triste visto che si trattava di un sogno, lo so. Forse un’altra volta, quando per la prima e ultima volta ho visto le lucciole, in una notte di estate. Ho avuto poi molti altri  Natali senza sogni speciali, con regali belli e brutti. Quest’anno pensavo che sarebbe ora di stilare la lista (al posto di quella dei buoni propositi) dei regali che non avrò mai. Un anello con la scintilla. Un paio di pantofole (giuro che non le ho mai avute in regalo), una coperta di cachemire (ci spero ancora però), qualche gioiello l’ho ricevuto e comunque nulla di lontanamente paragonabile al mio anello con la scintilla, un cucciolo (non si regalano a Natale, anzi non si regalano affatto) ma mi avrebbe fatta felice da bambina e l’avrei tenuto bene. Un biglietto per un viaggio, che non è la stessa cosa di un viaggio pensato e prenotato in due, non ho mai avuto molta allegria intorno a Natale, ma questo con il tempo ho capito che è la normalità, è sempre il momento in cui tutti pensano a chi non c’è o a cosa manca e basta concentrarsi un po’ che qualcosa si trova, perché fondamentalmente un po’ di dispiacere a Natale ci vuole. Ho avuto come tutti, Natali orrendi e Natali buoni, come tutti spero che passi velocemente e faccia meno danni possibile, del Natale non frega nulla a nessuno  ma poi, maledicendolo,  lo festeggiamo tutti. Allora Buon Natale.

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Poco sale in zucca

Poco sale in zucca

Ho appena fatto una crema di zucca, tranquilli non ho intenzione di mettermi a fare la food blogger, non so neppure esattamente cosa sia un food blogger e comunque non saprei da dove iniziare. Volevo semplicemente parlare delle zucche, ingrediente con cui io ho sempre avuto dei problemi, ma siccome questo è l’anno della scoperte, ho scoperto che la tanto vituperata, da me, zucca,  è proprio buona, il massimo che le concedevo era la partecipazione alle pietanze (per lo più passati di verdure) con altri ortaggi, che ritenevo più nobili. Dalle mie parti (la provincia di Brindisi) e quando ero piccola,  non c’era la tradizione di mangiare la zucca e si vede che questa cosa me la sono portata con me, con un certo scetticismo verso le nuove abitudini ipersalutiste che mi propinavano la zucca ovunque, quando invece, dal mio punto di vista,  era un ingrediente per fare i tortellini nel mantovano. Chissà quante cose mi sono persa a causa dei miei pregiudizi, prometto di non avere più pregiudizi sul cibo (cominciamo dal cibo) e prometto che sarò più buona e che anche se questo sembra un post per Halloween, volevo  solo cominciare a fare la lista dei  miei buoni propositi per 2016. E poi “sarò più buona” non lo dicevo da quando  avevo cinque anni.

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