La verità, vi prego, sul cibo

La verità, vi prego, sul cibo

Mi sono imbattuta in questo pezzo e quindi sull’intervista alla Dottoressa De Petris che non conoscevo, ma leggo che lavora presso l’Isituto Antroposofico di Milano (mai sentito nominare, ma va bene, c’è sempre tempo per imparare, a proposito l’antroposofia è sempre quella di Steiner? E’ cambiata, boh?) comunque la dottoressa sembra avere le idee chiarissime sull’alimentazione, beata lei. La carne fa male tutta, quindi non è vero che le proteine di carne di pesce sono da preferire, ad esempio. Oltre alla carne fanno malissimo tutte le altre proteine di origine animale, ora, è vero che i vegani sono insopportabili (ma anche le diete vegane lo sono, provare per credere) a me piacerebbe avere da qualcuno che non ha pregiudizi e che non voglia terrorizzarmi, buone informazioni;  ad esempio la dottoressa dice che per curare l’osteoporosi i medici consigliano latte, uova, formaggi. Vero, invece fanno malissimo: vero. Aggiunge però che gli oncologi non propongono ai pazienti di cambiare alimentazione e che lo fanno perché l’obiettivo è peggiorarne le condizioni perché conviene alla sanità cronicizzare la malattia, vero e sbagliato secondo il mio trascurabile parere. E’ vero che gli oncologi non danno riferimenti in merito alla dieta ( non tutti però, ad esempio allo IEO lo fanno e lo stesso Veronesi si è speso per incoraggiare la dieta vegetariana, non vegana), ma io non credo alla malafede deliberata, non ce la faccio proprio, ecco dire che gli oncologi lo fanno per impedire la guarigione lo trovo semplicemente ridicolo; credo che molti oncologi o almeno la maggior parte di loro non abbiano informazioni sufficienti o ignorano i benefici eventuali di una dieta. Un’altra cosa che secondo il mio, sempre trascurabile, parere bisogna cominciare a considerare è che non si può continuare a ritenere marginale la dieta per la salute,  invece la maggior parte dei medici lo fa. Ora, a parte il fatto che leggo che per incontrare la Dottoressa succitata occorrono almeno cinque mesi, mi chiedo, chi non può accedere a queste informazioni e scegliere, cosa dovrebbe fare, incrociare le dita? Sarebbe ora di smettere di andare gli uni contro gli altri dottoressa, se come dice lei, siamo Uno, non sono Uno anche la medicina “tradizionale” e quella antroposofica? Tutto deve sempre ridursi a tifo calcistico? E che ci dice della dieta sui gruppi sanguigni, anche il glutine farebbe malissimo, andrebbe eliminato con la carne e i formaggi, perché ci sono miriadi di diete salutiste e migliaia di persone disposte a giurare di avere, come lei,  la verità in tasca. Un’altra cosa che attribuisce alla medicina “ufficiale”, dottoressa, è spalleggiare l’industria, ma perché,  ci vuole forse dire che dietro la quantità di articoli sui benefici della curcuma o delle melegrane oppure dello zenzero non c’è dietro il marketing? Ma davvero? E dietro la moda degli estrattori, sicura che non c’è dietro l’industria “cattiva”?

 

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Arrivare vivi a Natale

Arrivare vivi a Natale

Mentre il mondo pensante dibatte su quanto sia opportuno o meno che il direttore di una libreria importante dichiari di non leggere donne, noi che intelligenti non siamo ci chiediamo a chi interessa l’opinione del direttore della Feltrinelli di Bologna, dal momento che i libri non li compra nessuno e quei pochi che li comprano, sono per lo più donne. Quindi se c’è un problema di vendita di libri di autrici femminili, è casomai il pubblico femminile che non gradisce.

Ma torniamo a questioni più adatte a noi intelligenze qualunque, mettiamo che stiate facendo una dieta e mettiamo pure che non sia una dieta fatta strettamente per perdere peso, mettiamo pure che semplicemente non avete voglia di passare la notte a bere e il mese successivo a digerire  la pizza, come fare a ad affrontare le feste, le pizze per gli auguri e i brindisi che ci aspettano senza spirare prima della fine dell’anno?

Possiamo inventare delle scuse; no mi dispiace oggi devo fare la novena a Gesù. Soprattutto se vivete al sud, anche se non vi crederanno, sarete credibili, se vivete al nord dovete essere certi che l’interlocutore sia cresciuto in ambiti religiosi.  Le scuse credibili sono poche, non pensiate che basti la febbre del piccolo o del fidanzato e addirittura la vostra, non vi crede nessuno. Ma una scusa perfetta c’è e siccome è Natale ve la cedo; potete dire che avete già una festa  di auguri. Vi crederanno e anche per quest’anno sopravvivrete, se poi invece avete deciso di farla finita, dateci dentro, bevete e dimenticate. A Natale è facilissimo.

 

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L’importanza di essere Ernest

L’importanza di essere Ernest

Stamattina mi sono svegliata pensando a Oscar Wilde, che figa, lo so. Mi sono svegliata pensando al titolo della sua pièce “L’importanza di chiamarsi Ernesto” che in inglese suona come “l’importanza di essere onesto”.

Poi ho pensato a Gesù, quisquilie, lo so. E mi è venuto in mente che che la carità (da cui deriva l’onestà) comincia da se stessi, quindi ecco la fulminante ma non troppo originale, intuizione mattutina: l’importanza di essere onesti con se stessi, l’importanza di riconoscere i propri sentimenti, non camuffarli, non censurarli, non blandirli. Accettare di essere persone anche poco caritatevoli e molto incazzate, tanto poi passa. Accettare pure di essere persone buone, anche se i cinici, lo sappiamo, sono più sexy.

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Girl just want to have fun

Girl just want to have fun

Che fine ha fatto Cyndi Lauper, le ragazze non vogliono più divertirsi? Se ne sente parlare poco e sempre per le stesse cose. Per una che ha iniziato la carriera con Madonna, il paragone deve essere stato schiacciante, a me piaceva più Cyndi Lauper ed ero sicurissima che sarebbe durata di più di Madonna, va bene sono entrambe “durature”. Io di Madonna non avevo capito niente, lei evidentemente era un genio perché qualche merito una che è diventata una dea senza essere troppo bella, troppo brava e neppure troppo simpatica, lo deve avere. Per esempio capire il mondo e come va. Ma comunque  Cyndi Lauper era proprio come volevo essere io, solo che come lei sono sparita, nel senso che mi sono dimenticata di come volevo essere. Bisogna essere forti e strutturate come Madonna per farcela e non dimenticarsi mai di chi si vuole essere, neppure un momento, invece di perdere tempo a divertirsi. Comunque Madonna deve essere veramente insopportabile, scccccc. E poi le ragazze vogliono solo divertirsi.

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Biosensazioni

Biosensazioni

Per ragioni che vi risparmierò perché meritano un libro a parte che invece non vi risparmierò, in questi giorni sto facendo un viaggio da vicino nel mondo del biologico e dell’alimentazione (e della cosmesi) sana. Non la banana biologica random o le uova, ma proprio tutta la spesa.

La prima cosa che si è resa necessaria è stata cambiare il parrucchiere, da anni ogni tintura rendeva la mia cute violacea con eczemi e croste che si diradavano più o meno con l’approssimarsi della tintura successiva. Quindi mi sono messa alla ricerca di un parrucchiere che mi facesse una tintura il più possibile light (100 euro). Poi ho comprato uno shampoo, un districante e un olio (lo shampoo è 250 ml il districante 150, l’olio 50 ml), totale 103 euro.

La gita dal parrucchiere bio mi è costata in totale 203 euro, così per la precisione.

Otto porri piccoli, piccolissimi, non pensate a quelli che trovate alla coop, mi sono costati 4 euro, 500 grammi di pane di farro 3, 80 euro. Tralascio seitan e bistecche di lupino ché mi vergogno anche di averle comprate.

Solo  il latte di mandorla (con cui ho sostituito il latte vaccino) mi costa circa 5 euro al litro.

Non sono tra coloro che imparano a memoria i prezzi e li comparano con gli altri supermercati (massima stima, ma non ci  sono mai riuscita), non so neppure se essendo nuova della materia sono una, come dire, facile da fottere. Non lo so. Ma questa nuova vita mi sta facendo fare nuove riflessioni. Ad esempio, il biologico costa troppo o costa troppo poco il non biologico? Mettiamo che la verità sia nel mezzo. Perché se spendo tanto per nutrirmi mi sento più tranquilla? E’ la solita fetta di mercato che si ingrossa per l’ansia, nel tentativo di placarla? Per avvelenarmi il meno possibile,  è davvero la scelta giusta? Tutta l’arcadia dei semi di lino, delle mandorle, dei semi di zucca, di quello che nutre i canarini in gabbia se non sbaglio… ha delle basi; disintossica? Non sarà la propensione al masochismo degli esseri umani a crederlo? Non godo quindi mi fa bene. E che ne so? Non ne ho ancora capito abbastanza….Ma soprattutto: chi proprio non può, come fa? Vive bene lo stesso, muore prima? La verità, vi prego.

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Perché non leggo più i giornali

Perché non leggo più i giornali

Oggi ho fatto una cosa che di solito faccio quando sono in vacanza, quindi mi sono presa due ore di vacanza, ho comprato i giornali e mi sono fermata in un bar per un thé. C’era il sole, c’è sempre il sole ormai, dovrei essere contenta, lo so. Ma non lo sono, posso?

Ho aperto il Corriere e letto distrattamente di Obama, Cuba, cosa ne pensa Paz, quello di Fragole e cioccolato (che non ho mai desiderato vedere) non Andrea Pazienza. Leggi cose che avrebbero senso se le avessi lette 30 anni fa.

Poi sono arrivata al Corriere del Mezzogiorno, ho scoperto che sul naufragio della Kater I Rades è stato scritto un libro pubblicato da Feltrinelli nel 2011, devo essermelo perso perché ero a Parigi. Dal libro hanno tratto uno spettacolo teatrale, si parlava di quello, è strano che io non ne sapessi nulla, so tutto sulla Kater I Rades, ho scritto sulla Kater I Rades, ho pubblicato un ebook che si chiama Il Bar a sud est più o meno sull’argomento. Non importa, non ha interessato nessuno, dubito che lo farà ora.

Poi ho chiuso il Corriere e ho aperto Vanity Fair, ho letto la storia di una cinquantenne verameeeente coraggiosa, che prima faceva la giornalista a Milano quando era ancora Milano da bere, poi si è innamorata si è sposata e ha fatto dei figli a Venezia, dove l’unico pericolo era che i figli investissero i gatti sotto la bicicletta. Giuro, era scritto così. Dunque la giornalista che non faceva più la giornalista ma si dedicava alla famiglia, con suo marito decide di lasciare Venezia perché sente come un’inquietudine (giuro era più o meno scritto così) e mentre stanno per trasferirsi, siccome lei e suo marito viticoltore (quanto vorrei sapere il nome della cantina di quest’ uomo…) sono tipi cazzuti, non vanno a Milano come stabilito, ma, oplà, comprano una villetta nel west London, che ci vuole? Giusto un po’ di coraggio e taaanta buona volontà.

Così mi sono ricordata perché non compro più giornali. (E preferisco investire i soldi risparmiati in posti come quelli in foto, a Londra magari, per non essere meno cazzuta…)

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