Nel difficile passaggio da una stagione all’altra di questa fine di maggio, mi vedo durante l’estate che sembra sfuggirmi, ma che inesorabilmente arriverà (e temo pure afosa) su un Sup. La tavola con il remo che spesso vediamo al mare. Sono anni che ci penso ma quest’anno è come se fossi già sulla mia tavola con il mio remo mentre scivolo sulle acque bianche. Ieratica e irraggiungibile. Va bene dai, più o meno.
Devo superare solo qualche piccolo ostacolo. Sono freddolosa e se non arriva il caldo torrido, col cavolo proprio che affronto la traversata, poi al sole, teoricamente, ci potrei stare fino alle 10 del mattino, ma prima l’acqua è gelida o dopo le 17, ma potrebbe essere meno caldo e quindi meno piacevole per il mio discutibile sistema termico. Ma poiché penso al Sup come alternativa alla passeggiata sulla spiaggia che di solito finisco in metà mattinata, con il cappello, gli occhiali e semi vestita, potrei fare lo stesso, sfruttare le ore in cui è più caldo e affrontare la navigazione e le relative cadute dalla tavola, con il cappello e un vestito leggero, così sembrerei ieratica, irraggiungibile e cretina. Ma pazienza, non si può avere tutto. Prometto di rinunciare agli occhiali. Immagino che andare sul Sup sia come fare una passeggiata migliorata e stereofonica, in piedi sull’acqua come Gesù e pure lontana da tutti. Ma naturalmente non essendo io una surfista l’acqua deve pure essere calma. Insomma un sacco di problemi tra cui il peso che mi dovrei caricare per portarlo in spiaggia. Lo so che una persona ragionevole dovrebbe lasciar perdere, quindi lo prenderò.
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