Ieri sono entrata in una chiesa durante una piccola gita, una di quelle chiese in cui ci sono santi che elargiscono miracoli, una delle tante, uno dei tanti santi. C’è quasi sempre un elemento gotico in queste chiese, una reliquia che per devozione dobbiamo far risalire al santo o alla santa perché la fede deve accogliere le ricostruzioni più fantasiose, se no che fede è? Comunque a parte l’elemento splatter del radio e dell’ulna della santa Eufemia in bella vista, a parte la chiesa che era anche bella, come sempre io sono stata attratta dai quaderni in cui i fedeli scrivono o ringraziano o, in maggioranza, chiedono.

Una delle prime Chiese importanti in cui sono entrata, intendo una di quelle chiese in cui si va per chiedere grazie, è stata la chiesa di Sant’Antonio a Padova, capii che doveva essere un Santo importante a cui chiedere grazie importanti, dalla solennità con cui mia madre fece in suo ingresso in chiesa.

Alla sua commozione dovuta più all’importanza del santo che alla convinzione religiosa, un po’ come quando io vado a Bath sui passi di Jane Austen, opponevo già allora che avevo circa sette anni, il mio interesse per le piccole storie.

Guardavo gli ex voto, cercavo di capirli e di capire le storie dietro. Un meraviglioso mondo magico e tristissimo che mi squarciò il cuore e la mente

Ieri me ne sono ricordata, siccome in chiesa c’era gente, non potevo sfogliare il libro delle intenzioni, ma per fortuna le due pagine aperte erano lì e potevo leggere.

Su 20 frasi lette 18 recitavano: proteggi la mia famiglia.

A parte il fatto che mi fa piacere, se potessi crederci, che tutti hanno meravigliose famiglie da proteggere, perché, visto che non costa nulla, non scrivere: proteggi il mio pianerottolo, il mio quartiere, la mia città? O meglio ancora: proteggi l’umanità?

Cosa vi costa?

Se fossi un antropologo studierei quei libri per capire perché c’è un intreccio sempre così problematico tra mafia e religione e perché il familismo in questo paese è così profondo

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