da Gallinacciainfuga | Gen 22, 2021 | In principio fu la luce
Ma la pace nella bellezza è una ricerca insidiosa perché c’è anche tanta bruttezza e sembra predomini, tenerla lontana, mettere la distanza geografica, aiuta, ma solo un po’. Lei riaffiora, è la costante memoria che offusca i pensieri e incupisce lo sguardo. Porta l’attenzione al presente, qui e ora. Come se bastasse dirlo, come se fosse facile. Non basta dirlo, non è facile, è un esercizio, faticoso e costante ma alla fine i risultati arrivano, dicono.
La spiaggia da raggiungere era vicina ma non troppo, il tempo necessario per avere una meta su cui concentrarmi, ritrovare i punti di riferimento per non perdermi, era la cosa che facevo meglio, perdermi.
Quando in fondo bastava prestare più attenzione e rimanere concentrata, non avrei speso metà del mio tempo a ritrovare il filo.
Ma c’era sempre quell’ostinazione a pensare ad altro, a distogliere l’attenzione da quello che facevo, così anche arrivare in spiaggia richiedeva il doppio del tempo.
Dove sei quando sei assorta? Altrove, è la risposta. Ma perché sei sempre altrove? Me lo chiedi sempre. Io la risposta l’ho trovata, un giorno l’ho trovata, quando ero rassegnata a prendermi così, l’ho trovata. Ma non te lo dirò, perché non ho voglia di spiegarmi.
da Gallinacciainfuga | Gen 18, 2021 | In principio fu la luce
La prima cosa da fare per garantire alla giornata il fulgore che fino al giorno prima avevo tanto agognato era la mia pratica di yoga. Avevo dovuto superare anni di pregiudizi sulla pratica e su chi praticava, avevo dovuto superare anni di pregiudizi su ogni cosa, forse cominciavo a essere libera di scegliere di fare le cose che mi piacevano senza la necessità di fare cose giuste, di buon senso o anche solo che piacessero agli altri. Potevo fare della mia giornata quasi quel che volevo. Ma chi l’ha provato lo sa, è come uscire dalla cattività, essere in grado di assumersi la responsabilità di sé stessi, essere liberi, è come cominciare una discesa da un dirupo senza alcuna protezione, difficile e spaventoso. Se fosse più facile ci sarebbero persone più contente della loro vita, del resto.
La mia pratica cominciava con le mani giunte e l’ohm ripetuto per tre volte durante una respirazione consapevole. Ammetto che su quel piccolo terrazzo e con quella vista, non c’era neppure il bisogno di concentrarsi per trovare la propria pace. Cercare la pace nella bellezza era esattamente quello che mi riproponevo di fare e mi bastava alzare lo sguardo.
Alzare e abbassare lo sguardo durante il saluto al sole, inspira e espira, guarda il mare, guarda il cielo, guarda la terra, non perdere la concentrazione, tieni tutto, resta qui. Non c’è altro che questo momento, sii grata.
da Gallinacciainfuga | Gen 14, 2021 | In principio fu la luce
Avevo conosciuto Olivia lontano da qui, in un posto dove la bellezza, così diversa da quella di quest’isola, era, ai miei occhi, come una forza speculare e contraria, in rue de Turenne, appena voltato l’angolo di rue Saint Antoine, a Parigi, dove lei abitava.
Maestosa e infelice, non riuscivo proprio a pensare ad altro modo per definirla.
Maestosa nella sua grazia e con quel tratto che rende irresistibili le persone belle, quello di non saperlo e di non usare quel talento per manipolare. Non sono tante le persone così, a pensarci bene.
Doveva essere stato proprio quello che aveva stordito Al, mi era bastato catturare quello sguardo per comprenderlo, perduto e finito al tempo stesso. Ma quelli erano ancora i giorni della loro felicità e avrei voluto proteggerli per sempre. Non è che avessi la palla di vetro per capirlo, non era difficile, tutto qui.
Nello sguardo di Olivia c’era invece quella immotivata malinconia che non sai mai se è un presagio o la ragione che porta alla distruzione, non lo sai perché su certi baratri è sempre meglio non affacciarsi. Ma non avevo scelta, ero lì, abitavo di fronte a loro e la luce di quel giorno era accecante.
da Gallinacciainfuga | Gen 11, 2021 | In principio fu la luce
Li vidi attraverso la porta aperta, i contorni di Olivia abbagliati dalla luce di mezzogiorno che attraversava la stanza, li vidi per un attimo perché mi ritrassi subito, scombussolata per aver catturato quello sguardo che non lasciava spazio a niente altro. Li avevo sorpresi in quel momento, quello in cui stai per uscire dalla tua stanza, l’ultimo gesto prima di raccogliere la borsa, il rimmel passato in fretta sulle sopracciglia, quel momento in cui ti guardi allo specchio e credi di essere sola, invece lui ti guarda. Lui guardava Olivia, io guardavo lui mentre guardava Olivia che guardava lo specchio. Fui subito rimandata a un’ altra me.
Truccarmi dopo essermi vestita e accorgermi che non ero sola. Lo sguardo di chi ti ama ti dà la prova che esisti e che esistere ha un senso, lo sguardo di quelle volte in cui lui resta immobile, sospeso, perché sei la fata del suo incantesimo. Il mondo si ferma, la terra smette di girare, il sole sei tu, tutto è compiuto.
Ecco, li avevo sorpresi proprio in quel momento, avrei voluto dire loro : non fatevi scappare questa goccia di eternità, vi mancherà perché passerà in fretta, allargatela, diluitela, come una dose omeopatica, fate in qualche modo, cercate la formula, non lasciatela asciugare, trovate la maniera. Vi prego. Invece proseguii per la mia strada e anche quel giorno me ne andai al mare alla ricerca del mio distillato di eterno.
eterno riposo, eterno dolore, eterno amore, eterna passione. Per ciò che non è possibile far durare, troviamo l’aggettivo che ce lo promette. Sempiterno, duraturo, imperituro. Ci aiutiamo con le parole, da sempre.
Olivia e Al potevano essere diversi dagli altri? Io ci speravo, quando potevo rincuoravo Olivia, quando lei non era preoccupata di rincuorare me, questo mi faceva pensare che non sarebbe stata abbastanza capace di scampare il pericolo. (…)
da Gallinacciainfuga | Ott 16, 2020 | TV
Non conoscevo bene Jole Santelli, non ricordavo la sua carriera politica, però l’intervista da neo presidente senza voce la ricordo, pensai che doveva essere sfinita, non sapevo nulla della sua malattia. Mi considero una persona mediamente informata, negli anni in cui la carriera politica di Jole Santelli decollava, seguivo la politica, interesse che ho perso del tutto, eppure di lei non ho ricordi, non essendo probabilmente attratta da un profilo politico come il suo. Pregiudizi di cui mi pento, ho attraversato come tanti la contesa politica come si fa con il tifo calcistico, per principio e assolutamente convinta di essere dalla parte dei buoni, litigando con persone degnissime mentre chi ci mandava nell’arena, sorseggiava drink e contava i soldoni, dando grandi pacche sulle spalle agli avversari; è un’argomentazione qualunquista, lo so e mi autodenuncio: sono qualunquista.
Vedendo le foto di lei trentenne, ho stentato a sovrapporla a Jole Santelli presidente della Calabria che conoscevo io. Ho pensato che il suo aspetto fosse stato trasformato dalle terapie, ho pensato che lei, pur essendo forse stata selezionata anche per il suo aspetto da Berlusconi, non si sia preoccupata più di apparire in forma, si è presa la sua carica per la quale ha continuato a lavorare fino alla fine.
Una grande passione ti riempie la vita forse, oppure ti aggrappi a quello che hai quando la tua vita si ribalta. Non lo so, credo che ognuno reagisca ai grandi cambiamenti come meglio può e la cosa migliore è che ognuno possa davvero fare come preferisce.
Ma non ho potuto fare a meno di pensare che convivere con una malattia che prosciuga tante energie non fosse compatibile con una vita piena di impegni così stringenti.
Quindi, ho smesso di leggere tutte le parole di circostanza la decima volta in cui ho letto la parola “guerriera”.
Ecco, ognuno ha le sue idiosincrasie, io ne ho una grande con l’espressione Guerriera.
Si utilizza per lo più con le donne che hanno un tumore, di solito si dice che combattono con un tumore. La terminologia della malattia è mutuata da quella della guerra, esattamente come quella delle campagne elettorali, del resto.
Trovo ingiusta questa pressione, a dover essere vincenti o ad avere un atteggiamento “vincente” anche nei confronti di una malattia.
Oltre a essere ingiusto è inutile.
La malattia è tante cose, ma di sicuro non è una guerra. Sono parole vuole, non vogliono dire nulla. Una malattia va accettata, se possibile superata, spesso ci si può solo convivere senza per forza essere un esempio, un faro, una che non deve chiedere mai.
Ecco almeno quando siamo malate, non fateci essere uno stereotipo, tra la vittima e la guerriera, dateci lo spazio per essere quello che vogliamo.
Ci sono donne che ne vogliono parlare, altre che non ne vogliono parlare, alcune fanno finta di niente, altre ne sono ossessionate (anche far finta di niente è un modo per esserne ossessionate), la vita è quel che ci capita mentre facciamo progetti per altro, lo diceva John Lennon.
Con la speranza che Jole abbia scelto di vivere come ha vissuto i suoi ultimi anni, prometto a lei battaglia strenua contro l’espressione Guerriera.
da Gallinacciainfuga | Ott 8, 2020 | TV
La notte mi sveglio e mi ricordo che non posso andare dove voglio perché c’è il Covid, poi però se sono abbastanza sveglia e non è uno di quei risvegli lievi tra un braccio sotto il cuscino e una mano per togliermi i capelli davanti agli occhi penso che anche prima non potevo fare tutto quel che volevo e che è solo un ostacolo in più e che no il Covid non mi ha insegnato nulla e non sono una persona migliore o forse ho solo abbastanza anni da aver già imparato quel che potevo, il resto lo imparerò, prometto.
La limitazione più grande per me sono stati gli spostamenti, non poter andare dove avrei voluto. Ah pensa a quelli che sono morti. Ci penso e potevo essere uno di loro e oltre a non esserci più avrei vissuto pure la limitazione degli spostamenti. Va bene così?
Per ragioni che non interessano a nessuno, lo scorso anno per alcuni mesi non mi sono spostata e non c’era il Covid, ho pensato di lasciar trascorrere quei mesi perché tanto ci sarebbe stato il 2020, ecco io questo l’ho proprio imparato, a non lasciar trascorrere nulla, fare il possibile, cautelarmi e cautelare per quel che posso, ma fare quel che devo perché non posso far decidere tutto alla paura.
da Gallinacciainfuga | Ott 2, 2020 | TV
Siccome è un giorno in cui mi sono svegliata dal lato sbagliato, ho subito pensato: come rimediare? La prospettiva era un declivio. Ah mi sono detta, non preoccuparti arriverà il minuto, anche in questo giorno, in cui ti accorgerai che non tutto è perduto. Ma il tempo passa e il declivio si allarga. Non temere, arriverà quel minuto, devi solo aspettare e sperare ma chi di speranza vive si sa come muore, ma io non muoio mi sono detta, non oggi e nel caso non muoio disperata e comunque tra 100 anni non ci sarà più nessuna delle persone che conosco, quindi anche oggi esco e non ci penso più. C’è il sole guarda, c’è il sole, consolati, c’è sempre il sole. Non basta il sole. Molto meglio il caffè e il suo odore.
da Gallinacciainfuga | Set 22, 2020 | TV
Una ragazza che si tuffa nel fiume, in un giorno di afa e poi scompare trascinata dalla corrente. Hamsa si chiamava, la ragazza di origini marocchine, si affrettano a scrivere. Mi sono dimenticata subito di Hamsa. Ho poi letto di suo padre e non ho più smesso di pensarci, ho pensato a lui che entrava nell’Adda per cercare sua figlia, ci ho pensato ogni giorno e mi sono chiesta cosa pensava e cosa faceva, come la cercava e cosa cercava. Un bagno da fare ancora insieme. La speranza che pur dragando palmo a palmo il fiume non l’avrebbe trovata. Una piccola storia straziante, ancora più straziante sapere che in quella ricerca quell’uomo magari era solo, che gli amici gli dicevano: lascia perdere, il fiume non è detto che te la restituisca. E invece lui, ogni giorno, per 21 giorni, si è alzato e ha detto a sua figlia: sto venendo a prenderti, sto venendo a cercarti, non farti trovare ti prego, lasciami restare con te in quel fiume, lasciami ancora fare qualcosa per te.
Hamsa aveva 15 anni, un trafiletto nelle notizie di cronaca, si potrebbe dire, se qualcuno leggesse ancora i giornali di carta. Chissà cosa sarebbe diventata Hamsa se solo non fosse stata trascinata dalla corrente. Chissà come sarebbe diventata e come sarebbe stato orgoglioso suo padre di lei. Nessuno lo sa, nessuno può saperlo. Ma oggi suo padre non è entrato nel fiume per cercarla.
da Gallinacciainfuga | Set 18, 2020 | TV
A proposito del senso del dovere. Non è un difetto neppure un’attitudine sbagliata, a volte è semplicemente inutile. Anche se ci conviviamo, anche se ci abbiamo costruito intorno la nostra vita, anche se non ci aiuta a essere più contenti, la stupida contentezza con cui convivere almeno per un po’. Il senso del dovere ci aiuta, ci mantiene all’interno del rispetto delle regole sociali, conforta i nostri genitori o i nostri figli, è qualcosa che ci dà la sensazione di avere una rampa per i giorni che verranno. Statisticamente può funzionare, alzarsi, lavorare, portare uno stipendio a casa, o guidare imprese di successo, tutto questo si basa sul senso del dovere, forse per le imprese di successo non necessariamente, ma diciamo che provvedere ai bisogni della famiglia, anche solo quelli primari, si basa sul senso del dovere. Poi possiamo chiamare senso del dovere quello che ci rassicura o semplicemente quello che sappiamo fare perché in effetti non sappiamo vivere diversamente, non importa, il senso del dovere ci fa andare avanti giorno dopo giorno.
Poi però ci sono i giorni in cui il conforto che ci assicura il nostro senso del dovere può non bastare, c’è il giorno del caos: lo sperimentiamo tutti. Anzi, ad allargare la lente, a guardare a grandi linee, a mettere bene in prospettiva le cose e le storie, può capitare che ci accorgiamo che la realtà è proprio a quello che tende, al caos. E per quanto ci preoccupiamo di rimettere in ordine le cose, classificarle, cosa utilissima, la folata di vento arriva.
Qualche volta per fortuna, altre per sfortuna, fatto sta che arriva e il nostro senso del dovere è solo la maniera che abbiamo per andare avanti, per cercare di ignorare la folata di vento che tanto, lo sappiamo tutti, se non è già arrivata, arriverà.
E poi le cose si ricomporranno e poi ne arriverà un’altra, fino alla folata di vento definitiva.
Quindi gran parte del mio tempo la passo a cercare di capire non come impedire che accada, ma ad essere abbastanza radicate da non volare al primo soffio e siccome i miei mezzi interiori ed esteriori sono quelli che sono, l’unica cosa che posso fare è mettere insieme e classificare i momenti tra una folata di vento e l’altra.
Lo so che non ho scoperto nulla, ma mettiamo che sono io che ho capito tardi mentre tutto il mondo l’aveva già capito, l’unico dato sensato che ricompone questa classificazione è che il senso del dovere aiuta, ma fare quello che si vuole aiuta di più, perché è come una luce che illumina tutto il resto, anche quelli che si aspettano che facciamo il nostro dovere, ti mantiene centrato, ti stabilizza e la tua forza centripeta attira il resto.
Banalmente, Susi.
da Gallinacciainfuga | Apr 26, 2020 | TV
Sul balcone di fronte al mio, ma ben distanziato al punto che non riesco a vederne i contorni del viso, c’è un uomo che stende un bucato di bianco, credo viva solo e che sia un maniaco del pulito. Lo era anche prima, lo guardavo incantata mentre puliva i vetri o con la scopa in mano, in genere la mattina presto e anche quando fa freddo, lui all’aperto sul suo grande balcone e io che lo guardo dai vetri. Un bucato di bianco è da professionisti. Non lo faccio quasi mai perché la mia biancheria è quasi tutta colorata, la compro così proprio per evitare l’effetto grigio dei lavaggi misti. Sogno un bucato di bianco che non faccio, e i miei asciugamani sono colorati e pure le mie lenzuola. Ma vorrei la vita di chi fa un bucato di bianco, mi fa pensare a gente che sa come prendersi cura di una casa, di sé e della vita in generale.
Però resta il mistero dell’uomo del balcone di fronte, perché anche se i suoi asciugamani e le sue lenzuola, la sua biancheria, sono tutte bianche che se ne fa di tanti bucati di bianco? Su quel balcone io non ho mai visto nessuno a parte lui. Oggi ha gli occhiali da sole, credo sia un lavoratore essenziale, qualsiasi cosa significhi, perché lo vedo per lo più la domenica. Oppure la mattina prestissimo. Oggi deve avere tempo, sta stendendo con una cura che neanche la nanny della casa reale. Non è l’aria del bucato da lockdown, è solo che oggi ha tempo. A volte si mette anche il grembiule durante i lavori domestici. Ha un fisico magro ma si vede che nel tempo libero si dedica ai lavori di casa, non si allena, si capisce. Ed è solissimo, il suo è l’unico balcone in cui non ci sono piante, forse ha paura di sporcarlo. Stende con una precisione asfissiante, deve avere due lavatrici, perché è appena arrivato con un carico di biancheria colorata, non proprio colorata, scura. Ha steso al centro il bucato di bianco e all’esterno il bucato di scuro. Ora è tutto steso al sole, mentre lui non c’è più. E io me lo immagino a cronometrare il tempo in cui potrà ritirare il suo bucato. Perché il suo weekend è costruito intorno al suo bucato. Così me lo immagino l’uomo del balcone di fronte.
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