Arrivando a Santorini da Andros, subito dopo aver lasciato il porto, raggiungemmo il nostro albergo sulla spiaggia di Perissa. Di Santorini sapevo due cose, che era l’isola più cara della Grecia e che era bella, ma per me la spiaggia vulcanica e fondale vulcanico, volevano dire spiaggia e mare grigi. L’impatto fu un po’ deludente. L’albergo per fortuna era bello, con una piscina e un ponticello pieno di Buganvillea fucsia, lo lasciammo per cominciare l’esplorazione sulla spiaggia che ci portò in uno dei tanti ristorantini senza cuore, carini e curati, più curati della media dei ristoranti delle isole greche, ma senza atmosfera.Tutto troppo grigio per la mia idea di mare e di spiaggia. Avevo letto sulla guida che c’era anche anche una spiaggia rossa, sperai che fosse meglio.
Subito dopo il pranzo ci avventurammo alla ricerca di qualcosa che non sapevamo neppure noi cosa dovesse essere, ma speravamo ci fosse, perché, ci avevano detto, Santorini è bellissima.
Ci dirigemmo con l’auto a Oia (o forse Eia o addirittura Ia, ancora non l’ho capito perché ha tanti nomi) e subito ci fu chiaro che dovevamo lasciare l’auto per inerpicarci su una salita sotto il sole di agosto alle 3 del pomeriggio. Immaginate un luogo deserto, una stradina che si arrampica nel bianco accecante e ai lati gli spiragli di azzurro del mare, la passeggiata per quanto faticosa cominciò a rivelarsi mistica, come se ci fossimo solo noi tre, continuavamo a salire senza dirci una sola parola, passo dopo passo, straniti da tutta quella bellezza, il silenzio, le strade piccine, le scale, il cielo e il mare che si confondevano. Sembrava una cartolina. Era una cartolina, passo dopo passo che rendemmo conto che tutte le foto che rappresentano la Grecia, sono foto di Santorini, di Oia per lo più; quando devo ricordare un giorno perfetto penso a quella giornata. Continuavamo a camminare sbalorditi, va bene la bellezza, ma era qualcosa di più e non so dire cosa, forse il fatto che fosse deserta per via del gran caldo, forse l’aria persa nel tempo per la mancanza di strade carrozzabili, forse il sole che ci intontì, ma sempre senza parlarci ci perdemmo in tutte le strade in cui potemmo perderci, salimmo tutti i gradini che potemmo salire e alla fine, erano quasi le 7 di sera, il bianco e l’azzurro erano diventati rosa e indaco, ci accorgemmo che era agosto, perché spuntarono a grappoli turisti da ogni angolo per finire con noi a guardare il tramonto, improvvisamente, come se ci fossimo dati un appuntamento. Ci fermammo al bar del Mulino, lo stesso che si intravede in Tomb Raider con Angelina Jolie. Noi ci capitammo per caso, nell’ora migliore per godere dello spettacolo del tramonto e di una vista straziante dalla terrazza. Non so perché, forse tutto è legato al caldo e alla sensazione di stordimento o forse tutto era davvero intensamente bello, ma se devo pensare alla bellezza, io penso a Santorini. Ci sono altre terrazze sull’isola, anche Thira (da cui prende il nome Santorini), molto vicina a Oia è bella, ma nulla di paragonabile a Oia in quel giorno di caldo in cui non c’era nessuno, fino a quando non uscirono tutti ad vedere il tramonto e noi con tutti.
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